È l’ultimo arrivato in casa Stella Azzurra, ma sin dalla prima gara si è inserito alla perfezione nelle rotazioni di Coach Fanciullo, risultando anche tra i migliori sul parquet sin dalla gara di esordio. Stiamo parlando di Otis Reale, nuovo acquisto biancostellato che sta facendo già vedere tutto il suo potenziale. Reale ha messo insieme 23 punti nella prima gara con la casacca della Stella e si è subito confermato nelle altre due gare disputate. Non è un caso che stia lasciando il segno. Dopo aver iniziato da giovanissimo, infatti, si è trasferito anche negli Stati Uniti dove ha avuto modo di giocare per la Servite High School nella Trinity League e confrontarsi con talenti che tutt’oggi sono nella NBA come Bol Bol e KZ Okpala. Lo abbiamo incontrato e si è raccontato ai nostri microfoni parlando di presente e futuro e della sua voglia di dare tutto per i colori della Stella Azzurra.
Partiamo dal presente. Sei arrivato da poco a Viterbo, ma ti sei integrato benissimo con il gruppo. Ci racconti il tuo arrivo, come è nato e quali sono le sensazioni che stai provando con questa casacca?
Sono molto contento di essere qui. Sono tornato in Italia da qualche mese perché la mia università a Chicago ha deciso di non partecipare al campionato per via del Covid-19. Visto che le mie lezioni si potevano seguire in modo asincrono online, sono tornato e mi sono subito guardato intorno. Sono contento di essere a Viterbo. Non solo perché sono vicino a casa, ma sono anche stato colpito dalla società per quanto riguarda l’alto livello organizzativo. Mi trovo molto bene con la squadra, il coach, e tutto lo staff tecnico e dirigenziale e ovviamente sono anche contento di poter giocare di nuovo con Frisari.
Tre sconfitte nelle prime tre di campionato. La Stella ha sempre messo tutto ciò che aveva in campo uscendo sconfitta sempre sul filo di lana. Cosa pensi che stia mancando al gruppo per centrare la vittoria in questo inizio campionato?
A mio avviso ci mancano i centimetri. Gli avversari cercano di far valere il loro peso e noi purtroppo glielo lasciamo fare. Ci manca un po’ di grinta in più, perché penso che il talento per fare nostra la partita non manchi. Abbiamo sempre dato tutto e con maggiore cattiveria agonistica sono sicuro che potremmo presto il risultato a casa.
Parliamo un po’ di te. Ci racconti come è nato l’amore per il basket?
Mia madre ha giocato ad alti livelli in Italia e ha allenato per tantissimi anni, anche qui a Viterbo. Posso affermare di essere cresciuto in un campo da basket. Quando sei esposto al basket sin da una età così giovane, penso che sia inevitabile innamorarsene. Inoltre, per me è lo sport più divertente che ci sia.
Nelle tue caratteristiche spiccano il tiro, ma anche un’importante visione di gioco. A chi ti ispiri per il “tuo” basket?
Da bambino guardavo soprattutto Steve Nash e Chris Paul, giocatori fortissimi che facevano il “floor general”. Ho capito subito che anche il playmaker deve rendersi pericoloso, proprio per poter organizzare la squadra al meglio. Ho avuto la fortuna di conoscere la pallacanestro internazionale grazie ai miei genitori. Grazie alla loro visione ho avuto la possibilità di allenarmi all’estero in paesi come Spagna, Croazia, Turchia e Stati Uniti dove ho cercato di costruirmi un bagaglio tecnico offensivo che completasse la mia buona formazione Italiana, votata per lo più alla tattica.
Hai vissuto il sogno americano, quali emozioni hai provato a vivere questa esperienza? Come ti sei adattato a un modello totalmente diverso?
È un’esperienza bellissima ma non facile. La mia in particolare è iniziata in California alla Servite High School nella Trinity League, la lega più forte dello stato, purtroppo affrontata con molti infortuni, passando anche per due operazioni al polso. Sono stato in campo contro giocatori come Bol Bol e KZ Okpala, attualmente nella NBA e contro squadre come Mater Dei, un mito del basket liceale degli USA. Occorrono grandi sacrifici, inclusi allenamenti regolari alle 6 del mattino, per poi entrare a scuola. Ora che sono all’università non è diverso, soprattutto se vuoi mantenere il massimo dei voti come me. Beneficio di una borsa di studio per meriti accademici e sportivi. Per quanto riguarda l’adattamento non penso sia stato troppo difficile. Alla fine io mi sono formato più lì che in Italia. L’unica cosa che è diversa e difficile da capire del basket collegiale sono i 30 secondi per il possesso e non i 24 secondi FIBA.
Ora si ritorna sul parquet per una sfida cruciale. Cosa deve mettere in campo la Stella nel prossimo incontro secondo te?
Dobbiamo lasciare tutto in campo. Buttarci su tutti i palloni, lottare in difesa e starci con la testa per tutti i quaranta minuti. Dobbiamo dare tutto ciò che abbiamo in ogni secondo della gara, perché sono i dettagli a fare la differenza e dobbiamo essere precisi su ogni aspetto di ciascun match. Sono molto fiducioso di questo gruppo, abbiamo fatto vedere di che pasta siamo fatti, ma ora vogliamo raccogliere i risultati che meritiamo.
Cristiano Politini