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Basket

Matt Pebole, l’americano che ha conquistato Viterbo e la Stella Azzurra: “Onorato di vestire ancora questi colori, non vedo l’ora di ricominciare”

È un Matt Pebole molto carico quello che ha rinnovato da pochi giorni con la Stella Azzurra. Il club biancostellato sta puntellando la squadra e dopo l’arrivo di Cittadini sono arrivate le prime conferme, in attesa delle altre in arrivo nei prossimi giorni. Tra queste c’è quella di Matt Pebole, ala statunitense alla terza stagione con la maglia della Stella. Si ispira a Dirk Nowitzki, per il basket e i valori umani, infatti, parlando con lui si intravede la semplicità e la passione per il gioco della palla a spicchi. Partendo dall’ultima stagione Pebole si è raccontato a ruota libera parlando di aspettative, del suo amore per il basket e il legame con Viterbo e l’’Ortoetruria.

Sei a Viterbo da due anni. Qual è il tuo personale bilancio dell’esperienza alla Stella Azzurra?
Mi sento molto fortunato ad aver passato gli ultimi due anni a Viterbo. In primo luogo ho trovato una società molto seria e sempre professionale, poi la Stella Azzurra è veramente una famiglia, una delle più unite che abbia mai trovato nel corso della mia carriera.

Veniamo all’ultimo campionato, è stata una stagione molto competitiva. Ci dai un tuo giudizio sul vostro campionato?
Innanzitutto vorrei ringraziare la società per averci permesso di partecipare al campionato, di allenarci e giocare sempre in sicurezza vista la delicata situazione sanitaria. Non ci hanno mai fatto mancare il loro sostegno e questo è fondamentale lungo l’arco di tutto il campionato.
Analizzando il nostro cammino direi che è stata una stagione particolare. A guardare i risultati sembrerebbe una stagione piena di alti e bassi, ma abbiamo giocato contro avversari molto forti e quando siamo usciti sconfitti lo abbiamo fatto sempre per una manciata di punti. Però, guardando nel complesso al nostro campionato abbiamo dimostrato la nostra competitività in ogni gara e contro ogni avversario.

La stella ha sempre mostrato di essere un grande gruppo che non molla mai, infatti le sconfitte sono arrivate tutte dopo battaglie punto su punto e con uno scarto sempre minimo. Ci racconti il gruppo?
Siamo uno spogliatoio molto unito, dove ogni giocatore gioca per tutti gli altri e per questi colori. È sempre difficile perdere per pochissimi punti e negli ultimi secondi. Noi lungo il cammino siamo cresciuti e abbiamo imparato a compattarci, a soffrire e a stare attenti a ogni dettaglio.

Qual è stata la vittoria più bella secondo te?
Penso che la vittoria in casa contro la Fortitudo Roma sia stata la più bella. Quella gara ci ha dato tanta fiducia e, inoltre, è stata molto bella per il fatto che tutti hanno dato il loro contributo, dando vita a una grande prestazione di squadra.

Cosa è mancato secondo te in campionato?
E difficile dire cosa è mancato in un campionato così particolare. Penso che perdendo le prime tre partite ci siamo staccati un po’ dalla vetta e siamo andati un po’ in difficoltà. Poi ci siamo rialzati giocando un girone di ritorno diverso e anche una seconda fase fatta di un basket attento e intenso. Sono sicuro che con un po’ più di attenzione ai dettagli e di fortuna nelle prime gare il nostro campionato sarebbe finito in maniera diversa.

Sono due anni che sei a Viterbo e ti abbiamo conosciuto per le tue doti cestistiche. Ci racconti come ti sei appassionato al basket?
Sono sempre stato innamorato del basket, sin da bambino. Negli Stati Uniti non è solo uno sport, ma una vera e propria cultura. Abbiamo un campetto in ogni quartiere e il basket è lo sport più importante e seguito, quindi per me è stato semplice iniziare a giocare e appassionarmi a questo sport.

Chi è il tuo idolo e il giocatore al quale ti ispiri?
Ci sono tanti giocatori che mi hanno ispirato, ma se devo sceglierne uno è sicuramente Dirk Nowitzki. Però, sin da piccolino i miei idoli erano i ragazzi più grandi di me con i quali ho iniziato a giocare a basket e che mi hanno insegnato e fatto crescere molto. Sono stati una fonte di ispirazione e magari nemmeno sanno quanto sono stati importanti per me. Mi hanno trasformato da un ragazzo molto timido a un giocatore e devo molto a loro e a quei momenti che sono stati veramente formativi.

Da americano, quali sono le differenze che hai trovato nel giocare in un campionato estero come quello italiano?
Direi che il gioco americano è molto più fisico e nel quale si trovano molti più 1 contro 1. Sicuramente ogni paese ha un suo stile e quello italiano è molto basato sulla tattica.

Torniamo al presente. Sei stato confermato, quali sono le motivazioni che ti hanno spinto a restare? E quali sono le tue aspettative?
Mi sento parte della famiglia della Stella Azzurra e mi trovo molto bene a Viterbo, in quanto è una città che mi piace, ricca di storia e dove si vive benissimo. Sono stato contento di accettare la proposta e continuare questa avventura con la casacca biancostellata. Per la nuova stagione mi auguro che riusciremo a fare un campionato “normale” dal punto di vista del numero delle squadre e della composizione del campionato e che quindi la pandemia non ci colpisca nuovamente. Dal punto di vista del basket giocato vogliamo fare bene, riprendere da quanto di buono fatto e tornare a essere protagonisti.

Cristiano Politini

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