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Viterbese

L’età media di uno stadio in Serie C è 70 anni. Presentato un piano strategico per riqualificare.

Presentato da Lega Pro e Sportium il Piano Strategico di sviluppo degli stadi. Fra i risultati:

  • La metà degli impianti interessati da progetti di riqualificazione o ricostruzione
  • Ogni euro investito nello stadio triplica il suo valore
  • Lo stadio di proprietà del club o la gestione a lungo termine incentivano gli investimenti
  • Ghirelli: “Recovery Plan un’opportunità, lo sport non è solo agonismo ma ha una dimensione sociale, ambientale, economica
  • All’evento hanno partecipato fra gli altri il presidente Coni Malagò, quello di Figc Gravina, e il capo dipartimento sport del Governo Sciscioli

Una media di 70 anni in Serie C. È la carta d’identità degli stadi nei quali giocano le squadre che militano nella Serie C di calcio. Si tratta di stadi con capienze variabili, dai 1.500 posti ai 58.000, dotati di standard qualitativi e livelli di manutenzione giudicati tra il buono e il sufficiente ma carenti dal punto di vista dei servizi complementari alle attività sportive. È quanto emerge da uno studio realizzato da Sportium, Società del Gruppo Progetto CMR, e presentato in occasione del webinar organizzato da Lega Pro, in collaborazione con l’Istituto per la Competitività (I-Com), dal titolo “Oltre la dimensione agonistica. Il ruolo dello sport nel Recovery Plan”.

Una fotografia che mette in luce anche punti di forza e opportunità. La metà degli stadi del campione analizzato sono interessati da progetti di riqualificazione, ammodernamento o ricostruzione. La ricerca, che ha coinvolto i club della stagione sportiva 20/21, mostra che gli stadi sono collocati nel cuore dei contesti urbani e sono facilmente raggiungibili anche grazie alla capillarità delle reti stradali limitrofe. I club promuovono numerose attività sociali sul territorio in particolare verso i giovani, le famiglie e le categorie più deboli.

Ogni euro investito nello stadio triplica il suo valore. Gli investimenti nell’impiantistica sportiva generano un ritorno sociale ed economico – diretto, indiretto e di indotto – sia nel breve, sia nel medio e lungo periodo. Come dimostrato anche da studi effettuati su altre infrastrutture, nella sola fase di costruzione dell’impianto per ogni euro speso si ha un’attivazione sul territorio di quasi 3 euro di produzione aggiuntiva. I benefici si riscontrano anche quando l’impianto entra a regime, in particolare di tipo sociale: maggiore attrattività del quartiere, incentivo per la riqualificazione delle aree limitrofe, integrazione nel paesaggio urbano.

La gestione dello stadio è efficiente se in concessione per un lungo periodo o di proprietà del club. Attualmente, gli impianti sportivi delle squadre di Lega Pro sono tutti di proprietà pubblica, ad eccezione dell’Albinoleffe di cui è proprietario il club. L’affitto o la concessione annuale dell’impianto rischiano di rendere meno attraente la realizzazione di interventi di miglioramento da parte dei club. La direzione da incoraggiare, quindi, è quella di avere sempre più club proprietari o di concedere l’impianto in gestione per un periodo di tempo lungo, proporzionato all’investimento.

Recovery Plan, lo sport oltre la dimensione agonistica. Attualmente il Recovery Plan prevede, nell’ambito della quinta missione “Inclusione e Coesione”, una linea di intervento destinata al recupero delle aree urbane attraverso gli impianti sportivi. L’ammodernamento dell’impiantistica sportiva potrebbe tuttavia avere un ruolo ben più ampio anche nell’ambito di altre missioni tracciate dal Piano. All’interno della seconda missione “Rivoluzione verde e Transizione ecologica”, gli stadi potrebbero concorrere alla riduzione dei consumi energetici, promuovendo un’efficace gestione dei rifiuti e limitando il consumo di acqua potabile, generalmente usato per irrigare i manti erbosi. Inoltre, lo sport potrebbe contribuire alla prima missione “Digitalizzazione, Innovazione e Cultura” con stadi più intelligenti, connessi con le smart cities e più digitali.

Penso che lo sport, in particolare il calcio, possa avere un ruolo importante nel raggiungimento degli obiettivi tracciati nel Recovery Plan”, ha dichiarato Francesco Ghirelli, Presidente Lega Pro che poi ha aggiunto: “Questo ruolo sarà ancora più di rilievo se saremo in grado di accostare alla tradizionale dimensione agonistica dello sport, una dimensione di carattere sociale, ambientale, economica, legata all’innovazione e alla digitalizzazione. In questo la Lega Pro può dare un contributo, il nostro è un calcio che rappresenta l’espressione più viva e genuina del territorio e dei comuni d’Italia”.

L’obiettivo alla base dello studio è rendere le società̀ sportive della Lega Pro ancora più competitive e sostenibili, indicando loro nuove aree di investimento legate all’infrastruttura sportiva, in grado di produrre anche un significativo miglioramento nel medio-lungo periodo in termini di attivazione di processi di riqualificazione urbana, di socialità̀, di occupazione, sostenibilità̀ ambientale e sicurezza”, ha detto Giovanni Giacobone, consigliere delegato di Sportium, società del Gruppo Progetto CMR.

I temi del Recovery Plan hanno portato allo sviluppo di una nuova idea di stadio che, anche in contesti urbani di piccole-medie dimensioni, diventa un luogo vivo, un mega incubatore sociale di idee e progetti, fruibile tutti i giorni dell’anno, efficiente dal punto di vista energetico e sicuro. Grazie alla capacità di offrire una risposta ai bisogni non solo di sport, il nuovo stadio potrà realizzare processi inclusivi e di aggregazione per le diverse fasce d’età e per popolazioni diverse, sarà uno spazio che si mette a disposizione della comunità”, ha aggiunto Mario Abis, fondatore dell’Istituto di ricerca Makno.

Queste sono le principali evidenze emerse dello studio realizzato da Sportium, Società del Gruppo Progetto CMR, con la collaborazione di Mario Abis, presidente dell’Istituto di ricerca Makno e di Fabio Bandirali, consulente in Real Estate e valorizzazione di impianti sportivi. Lo studio è stato presentato oggi a Roma nell’ambito di un evento organizzato da Lega Pro, in collaborazione con l’Istituto per la Competitività (I-Com), dal titolo “Oltre la dimensione agonistica. Il ruolo dello sport nel Recovery Plan”.

Ne hanno discusso: Michele Sciscioli, Capo Dipartimento Sport della Presidenza del Consiglio dei Ministri, Francesco Ghirelli, Presidente Lega Pro, Gabriele Gravina, Presidente FIGC, Giovanni Malagò, Presidente CONI, Maria Teresa Bellucci, Deputata Fratelli d’Italia, Commissione Affari Sociali, Sara De Angelis, Deputata Lega, Commissione Cultura, Scienza, Istruzione, Roberto Pella, Deputato Forza Italia, Commissione Bilancio, Tesoro e Programmazione, Andrea Rossi, Deputato PD Commissione Cultura, Scienza, Istruzione, Daniela Sbrollini, Senatrice Italia Viva, Commissione Istruzione pubblica, beni culturali, Simone Valente, Deputato M5s, Commissione Cultura, Scienza, Istruzione, Francesco Cupparo, Coordinatore Commissione Sport Conferenza delle Regioni, Giovanni Giacobone, Consigliere Delegato Sportium, Mario Abis, Presidente Makno. I lavori sono stati introdotti da Stefano da Empoli, Presidente I-Com, e coordinati da Andrea Picardi, Segretario Generale I-Com.

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