“Una riflessione circa il problema della statistica, e non solo, sui malati covid19: sicuramente testiamo e misuriamo solo gli ammalati seri con sintomi e segni di malattia mentre i famosi asintomatici o paucisintomatici sfuggono alla indagine statistica ….esempio: di 100 persone affette da covid, 80 sono poco sintomatici, e verosimilmente stanno a casa non tamponati o tamponati in numero inferiore a tutti e 80, 20 sono veri malati di cui 7-8 molto seri da ventilazione assistita fino alla intensiva- invasiva (intubazione orotracheale). I tamponi a quanti vengono fatti? solo ai malati…( pero’ anche ai politici ai calciatori ecc…) L’ indagine statistica cosi fatta e’ corretta? Abbiamo tutti i giorni 24 ore su 24, politici che parlano di medicina, rilevazioni numeriche e statistiche di prevalenza/incidenza ecc., medici( scusa, “virologi”…), che parlano di numeri, facciamo stare a casa persone ammalate che arrivano poi in ospedale tardi, in condizioni cliniche gravi perche’ a casa non riescono ad essere curate….ed in ospedale non abbiamo piu’ letti di terapia intensiva, ventilatori per subintensiva, medici ed infermieri ed OSS distrutti da malattia e stanchezza… medici ed assistenti sanitari nel territorio con pochi presidi di protezione, da soli…sarebbe utile e necessario un sistema di risposta sanitaria preospedale con maggior coordinamento ( vedi esempio locale con ats#da asl…)….per migliorare l’efficacia e l’efficienza della risposta preospedaliera con cure precoci domiciliari (antivirali ) e cure efficaci sugli effetti della risposta reattiva tissutale(alveolare) contro il virus, come il Tocilizumab, anti interleukina6, in maniera di evitare, in questa fase della epidemia, l’arrivo di pazienti gravi in ospedale dopo troppi giorni di febbre a casa e comparsa di insufficienza respiratoria con la corsa in ospedale…”
Questa era la riflessione del Dott. Antonio Cuzzoli,
Primario del Pronto Soccorso dell’Ospedale di Cremona.
A questo punto dell’epidemia, una domanda sorge spontanea. Migliorare l’efficacia e l’efficienza della risposta preospedaliera con cure precoci domiciliari (antivirali ) e il Tocilizumab, anti interleukina6 appena in ospedale. Perché non viene fatto?
La stragrande maggioranza dei positivi al Covid-19 rimane a casa anche con febbre alta, fin tanto che non emergono problematiche di natura respiratoria. Di qui la corsa in ospedale, in condizioni gravi se non critiche. Per molti, purtroppo, si rivela tardivo. Significa che a casa si attende, con un antipiretico, di svangarla o di andare a morire in ospedale? Se va bene, a soffrire e ad intasare le strutture? Al momento l’idea è quella di salvaguardare il più possibile l’evoluzione nefasta dei tessuti polmonari. Dare subito un antivirale, ai non sintomatici e ai sintomatici in quarantena a casa come cura efficaci sugli effetti della risposta reattiva tissutale (alveolare) contro il virus? Questo potrebbe evitare, in questa fase della epidemia, l’arrivo di pazienti gravi in ospedale dopo troppi giorni di febbre a casa e comparsa di insufficienza respiratoria. In Ospedale subito il Tocilizumab anti interleukina6.
E’ quanto ritiene il Dott. Antonio Cuzzoli, Primario del
Pronto Soccorso dell’Ospedale di Cremona.
Perchè non viene fatto, chiediamo noi? Il virus sta correndo
più delle decisioni della politica e degli scienziati.
Perché non parlarne in un tavolo tecnico
strategico-politico, con tecnici non condizionati che possano esporre le vere
criticita’ da risolvere? Ma subito, non fra 3 mesi. Date agli Italiani una
risposta veloce.