SuperNews ha intervistato Alessandro Sorgente, ex libero dell’Argos Sora Volley e oggi giocatore della Kemas Lamipel Santa Croce, squadra che milita nel campionato di Serie A2. Il pallavolista, classe 1993, ci ha raccontato della sua avventura con la maglia del Sora, che quest’anno è arrivata ultima nella classifica di SuperLega, per poi parlarci delle nuove sfide e ambizioni che lo aspettano in casa Santa Croce, che in questa stagione ha ottenuto la sesta posizione in campionato.
Come è iniziata la tua avventura nell’Argos Sora Volley?
E’ iniziata con la ricezione di una chiamata totalmente inaspettata, dal momento che non credevo di poter essere chiamato da una società che giocava in SuperLega. Inizialmente ho avuto anche un po’ di esitazione, poiché avevo dei dubbi sulle mie capacità in un campionato così importante come quello della SuperLega. Sono rimasto piacevolmente sorpreso dall’organizzazione dell’Argos Volley. E’ una società che dà spazio ai giovani per crescere e tempo per potersi adattare al gioco. Tutte le persone, dagli addetti ai lavori alla dirigenza, ci hanno fornito tutti gli strumenti necessari ad adattarci alla nuova realtà. Inoltre, è con il Sora che ho condiviso, per la prima volta, uno spogliatoio “internazionale”, popolato da molti giocatori stranieri, che invece non avevo avuto modo di vivere in Serie A2, in cui gli atleti erano italiani, nella maggior parte dei casi.
La società è arrivata ultima in classifica nel campionato di SuperLega. Cosa non ha funzionato?
Probabilmente, l’aver subìto diversi infortuni. Inoltre, a causa del fatto di aver giocato ogni tre giorni, il tempo per allenarsi è stato poco e non ci ha permesso di creare delle solide basi di gioco. Queste defaiances all’inizio del campionato ci hanno portato a collezionare qualche sconfitta di troppo, a cui non abbiamo saputo reagire.
Cosa ti aspetti dalla prossima avventura nella Kemas Lamipel Santa Croce? Ha ottenuto il sesto posto in classifica, è una squadra che sembra promettere bene…
Sì, è una squadra che promette bene, anche se, sulla carta, ci sono squadre più attrezzate. Noi siamo una squadra giovane, che però può contare su qualche giocatore con alle spalle due o tre anni di esperienza in più. Inizialmente, avremo un ruolo di “mina vagante”, poi, con il tempo, riusciremo a crescere, ritagliandoci un posto da protagonisti, che si ottiene soltanto attraverso il lavoro quotidiano in palestra. Un aiuto fondamentale sarà dato dall’esperienza di un coach come Paolo Montagnani, con cui ho avuto la fortuna di lavorare in passato. So bene quello che lui può dare alla squadra, e sono sicuro che dall’inizio alla fine sarà una continua crescita, sia a livello collettivo sia a livello individuale.
Tempo fa abbiamo intervistato Massimo Colaci, che condivide il tuo stesso ruolo. Massimo ci ha detto che la caratteristica che ad un libero non può mancare è la forza mentale. Tu cosa ne pensi?
Sono d’accordo con Colaci, poiché, al di là delle potenzialità tecniche di ogni libero, il salto di qualità lo fa fare la testa. Il nostro è un ruolo particolare: si toccano pochi palloni, e quei pochi palloni bisogna toccarli bene. Per questo motivo, non è facile entrare in partita, a differenza del palleggiatore, che partecipa ad ogni singola azione di gioco. Inoltre, il libero è il regista della fase difensiva, quindi deve gestire i propri compagni e organizzare anche la fase di muro-difesa. Negli anni, il mio è un ruolo che ha acquisito sempre più importanza, e credo che continuerà ad acquisirne sempre di più.
C’è un pallavolista a cui ti ispiri?
Sì, il mio idolo pallavolistico è Alberto Cisolla. Ho iniziato a giocare a pallavolo nel 2005, quando l’Italia vinse gli Europei, a Roma, e quando Cisolla fu premiato “Mister Europa”. E’ stato amore a prima vista. Negli anni, poi, ho avuto la fortuna di allenarmi e aver giocato insieme a lui, di conoscerlo personalmente quando venne a giocare nel 2010 nella M. Roma.La Nazionale è un sogno o un obiettivo?
E’ un sogno, è il sogno di ogni bambino Reputavo un sogno, che si è realizzato, anche quello di giocare in Serie A. Adesso che sono nella massima serie, la Nazionale si trasforma da sogno in obiettivo. Al momento, però, sono concentrato sull’esperienza al Santa Croce, voglio fare una bella stagione. Spero di riuscire a tornare in SuperLega, così da rendere ancora più concreto il sogno-obiettivo della Nazionale